Sandro Botticelli

La vita di Botticelli 

Alessandro Di Mariano di Vanni Filipepi, chiamato in seguito Botticelli per via del soprannome di suo fratello Giovanni, che era detto "Botticello" in quanto corpulento, nasce a Firenze nel 1455, in via nuova da Vanni Filipepi, di mestiere conciatore di pelli e da sua moglie Smeralda. È l'artista simbolo del primo Rinascimento fiorentino, non solo per la bellezza delle sue dee e delle sue Madonne ma anche per essere un personaggio di grande cultura, uno dei pittori più raffinati del suo tempo. Viene avviato all'arte probabilmente dal fratello Antonio, di mestiere orfano. Nel 1459 diventa allievo di Filippo Lippi, con il quale collabora alla realizzazione degli affreschi nel Duomo di Prato, nel 1466, in seguito alla partenza di Filippo Lippi per Spoleto, Sandro passa alla bottega del Verrocchio e attorno al 1467 esegue la Madonna della Loggia, una delle sue prima opere note. Nel 1470 apre la sua bottega e nello stesso anno ottiene il suo primo incarico pubblico, la figura della Fortezza per il tribunale della Mercanzia: si tratta anche della sua prima opera documentata. Due anni dopo, il quindicenne figlio di Filippo Lippi, Filippino, diventa collaboratore di Sandro. Nello stesso anno l'artista si iscrive alla Compagnia degli artisti di San Luca. Nel 1474 esegue un'altra opera pubblica, una Adorazione dei Magi per palazzo vecchio andata perduta. Nello stesso anno è a Pisa dove subentra a Benozzo Gozzoli nella direzione degli affreschi del Camposanto ma lascia l'incarico dopo poco tempo. L'anno seguente è incaricato di realizzare i disegni per le tarsie lignee dello studiolo di Federico da Montefeltro nel Palazzo Ducale di Urbino, e attorno allo stesso anno esegue l'Adozione dei Magi conservata negli uffizi. Nel 1477, Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici gli commissiona il suo grande capolavoro, la Primavera. Non si sa bene quando Sandro abbia finito di realizzare l'opera, forse attorno al 1482. Nel 1480 viene incaricato dalla famiglia Vespucci di eseguire il Sant'Agostino per la chiesa di Ognissanti. Nel 1481 ottime l'incarico, da parte di papa Sisto IV, di realizzare alcune scene ad affresco nella Cappella Sistina insieme ad altri grandi artisti del tempo. Attorno al 1487 esegue invece la Madonna del Magnificant conservata agli Uffizi. nel1484 circa dipinge la Nascita di Venere. Il clima cambia a Firenze nel 1489, anno in cui hanno inizio le prediche di Girolamo Savinarola, Sandro ne rimane molto colpito. Nel 1492 Lorenzo il Magnifico muore, è l'inizio del declino artistico di Sandro che entra in una fase di misticismo a anche a causa dei sermoni di Savonarola. In questo clima, attorno al 1495, dipinge la Calunnia di Apelle, dopodiché, nel 1501, esegue la sua ultima opera ovvero la Natività mistica, che è anche la sua unica opera datata e firmata. Nel 1504 fa parte della commissione che deve deliberare sulla collocazione del Davide di Michelangelo, mentre nel 1505 risulta iscritto alla compagnia di San Luca. Sandro Botticelli muore a Firenze il 17 maggio del 1510 e viene sepolto nella chiesa di Ognissanti.

Botticelli: il ritratto è un paradiso sperduto 

Lo stile e le opere principali di Botticelli

Prima ancora di dedicarsi alla pittura mitologica per la quale è universalmente noto, Botticelli infatti eccelse nell'arte religiosa. L'Adorazione dei Magi conservata agli Uffizi, capolavoro del 1475, commissionato dal banchiere Gaspare Zanobi del Lama, e dove si può individuare anche un probabile autoritratto di Sandro Botticelli (il giovane biondo sulla destra con il vestito dorato), è il dipinto grazie al quale il pittore di procura in modo definitivo le grazie dei Medici. Si tratta infatti di un'opera che sottolinea il ruolo, il prestigio e la potenza della signoria e della famiglia che la governava (nel corteo dei Magi, infatti, Botticelli inserisce anche i ritratti di alcuni membri della famiglia dei Medici). 

Botticelli: l'Adorazione dei Magi

Il nome di Botticelli è tuttavia legato principalmente alla Nascita di Venere e alla Primavera. La Primavera, la più antica delle due (fu commissionata a Botticelli nel 1477 da Lorenzo di Pierfrancesco de Medici, cugino del Magnifico), vede la presenza di diversi personaggi che, secondo l’identificazione tradizionale (anche se non umanimemente accettata: sono, da sinistra, Mercurio, le tre Grazie, Venere e Cupido, il vento Zefiro, la ninfa Cloris e infine Flora, ovvero Cloris trasformata a seguito dell’unione con Zefiro (Flora è la personificazione della Primavera stessa), il tutto ambientato in un rigoglioso giardino dove gli esperti di botanica hanno individuato circa duecento specie di piante diverse. Il dipinto rappresenta il regno di Venere, descritto sulla base di un programma iconografico forse elaborato dal Poliziano sulla base dei testi degli autori classici, su tutti Orazio e Ovidio. Sandro Botticelli faceva parte, infatti, di una cerchia di intellettuali attivi presso la corte del Magnifico, e che spaziavano in diversi campi, dall’arte alla letteratura passando per la filosofia, ed erano accomunati dagli ideali neoplatonici. In una sua lettera scritta al committente della Primavera, il filosofo Marsilio Ficino gli raccomandava di farsi ispirare da Venere, incarnazione dell’ideale di Humanitas su cui si fonda tutto l’umanesimo. Questa interpretazione, formulata da Ernst Gombrich, attribuirebbe al dipinto uno scopo pedagogico, poiché Lorenzo di Pierfrancesco all’epoca della committenza era quattordicenne, e questo spiegherebbe anche le altre figure perché la Venere-Humanitas eleva l’uomo dai sensi, simboleggiati dal trio sulla destra, per condurlo alla contemplazione, simboleggiata da Mercurio, passando attraverso la ragione, ovvero le tre Grazie. Al contrario, secondo Charles Dempsey, la primavera rappresenterebbe nient’altro che la stagione stessa: Zefiro, Cloris e Flora simboleggiano il mese di marzo, Venere, Cupido e le Grazie il mese di aprile e Mercurio il mese di maggio. Altri studiosi ipotizzano inoltre la primavera come simbolo della pax medicea: all’epoca, Firenze in quel periodo viveva una stagione di pace, e sogno dei Medici era quello di difenderla il più a lungo possibile. Infine, secondo Erwin Panofsky il dipinto potrebbe essere un’allegoria dell’amore spirituale, mentre al contrario la Nascita di Venere sarebbe, secondo lo stesso studioso, simbolo dell’amore terreno. La Nascita di Venere risale forse al 1484 e anch’essa fu eseguita per Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici: anche se l’opera è universalmente nota come la “nascita” di Venere, quella che vediamo non è la nascita della dea in senso stretto, quanto invece l’arrivo sull’isola di Cipro, sacra alla dea, dopo la sua nascita. Anche in questo caso il tema è ispirato dalle Metamorfosi di Ovidio e da una sua ripresa in chiave moderna probabilmente suggerita da Poliziano. Come la Primavera, anche la Nascita di Venere è un dipinto di non certa datazione e il cui significato sfugge: è stata pertanto oggetto di diverse interpretazioni. Secondo Panofsky, il dipinto rappresenterebbe l’amore terreno: Venere, nuda, è al centro della composizione nella posa della Venus pudica (dunque una citazione classica) e in piedi sulla conchiglia, mentre sulla sinistra Zefiro e Cloris sopraggiungono sotto una pioggia di rose portate dal vento primaverile, mentre la figura sulla destra, quella che porge il bellissimo manto con i fiori alla dea, è una delle Ore, personificazione delle stagioni secondo la mitologia greca, e in particolare questa sarebbe la primavera. Come nel caso della Primavera, la Venere potrebbe ancora alludere all’ideale di Humanitas e quindi riecheggiare la filosofia di Marsilio Ficino: in particolare, la nudità della dea farebbe riferimento alla purezza dell’anima. Alcuni ipotizzano che invece Sandro Botticelli avesse voluto riprodurre la Venere Anadiomene (“nata dal mare”, attributo della dea), un’opera dell’antichità classica eseguita dal pittore greco Apelle. Un’interpretazione di matrice cristiana vuole il dipinto come nascita dell’anima dall’acqua del battesimo. E ancora, c’è chi ha letto la Nascita di Venere come una rappresentazione dell’amore, con la passione, la sensualità e l’erotismo simboleggiati dalla coppia a sinistra e la castità simboleggiata dalla Ora che vuole proteggere la nudità della dea, che a sua volta incarna sia la sensualità sia la castità, poiché è nuda ma allo stesso tempo si copre il pube. La Nascita di Venere è peraltro uno dei pochi dipinti di Sandro Botticelli ad essere stato eseguito su tela invece che su tavola, ovvero il supporto maggiormente usato nel XV secolo.

Botticelli: Primavera - Uffizi


Botticelli: Nascita di Venere - Uffizi




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